Dal 1 aprile 2015 l’Italia recepisce la nuova regolamentazione Fifa, voluta da Joseph Blatter e resa operativa dal comitato esecutivo della confederazione mondiale nel marzo 2014. Liberalizzazione o deregulation, dipende dai punti di vista. L’esito pratico è la scomparsa dell’agente Fifae la nascita della figura dell’intermediario. I compiti sono gli stessi di prima: mettere in contatto giocatore e società per accendere, rinnovare o estinguere un contratto di lavoro. Cambiano formazione e procedure. Prima per intraprendere la professione erano necessari requisiti minimi, dal diploma al casellario penale intatto, oltre al conseguimento di una licenza.
Oggi tramite il superamento di una prova bandita dalla federazione nazionale si ottiene un attestato valido per svolgere l’attività in tutti i paesi aderenti alla Fifa. Solo i fratelli dell’atleta e gli avvocati abilitati possono esercitare senza tesserino. L’Italia produceva circa 1500 agenti, il doppio e talvolta il triplo rispetto alle altre federazioni.
Ora stabilisce la Fifa che chiunque può essere intermediario di un calciatore: sono sufficienti una buona reputazione e l’assenza di conflitti d’interesse. Tra le linee guida poste dall’organizzazione con sede a Zurigo il tetto ai compensi dell’agente. Altra novità di rilievo è l’abolizione del divieto del doppio mandato: un intermediario è messo nelle condizioni di assistere contemporaneamente calciatore e società nel corso di una trattativa. Solo una delle due parti provvede al pagamento.
Inoltre il nuovo regolamento Fifa sancisce che non solo le persone fisiche, ma anche quelle giuridiche possano ricoprire il ruolo di intermediario. Un’occasione invitante per fondi di investimento e gruppi dediti alla speculazione, presenze ormai strutturali ai più alti livelli del pallone. Blatter e la Fifa hanno scelto l’opzione liberi tutti, la legalizzazione del caos mentre sarebbe stato meglio ridurre il numero di agenti e dare vita a un sistema credibile di controlli.
Ogni inverno l’FA inglese stampa un report per documentare i soldi versati da ciascuna società agli agenti, da noi tutto è sempre avvolto da un mistero che fa pensare male e spesso indovinare. “Fissare una soglia percentuale di compenso rappresenta un passo in avanti, ma rimane il problema delle cifre fuori mandato. Il nero è cresciuto negli ultimi anni senza che nessuno intervenisse. Temo gli avventurieri si sentiranno autorizzati a giocarsi le proprie chance – conclude Vargiu – Piuttosto che avere regole ambigue che nessuno seguiva, la Fifa ha istituzionalizzato la giungla”.
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